A Matera il convegno di Utilitalia e Acquedotto Lucano: “Acqua, serve un grande piano per il Mezzogiorno basato su innovazione tecnologica e investimenti”

Data:
27/09/19

Marchese: “Partito un importante piano di ristrutturazione e adeguamento. 

Valotti: “Portiamo le imprese al Sud per incrementare investimenti e occupazione”

 

MATERA, 27 SETTEMBRE – L’innovazione tecnologica e l’incremento degli investimenti secondo una logica industriale, per dar vita a un grande piano per il Mezzogiorno. Sono queste le chiavi per garantire nel prossimo futuro un approvvigionamento continuo e sicuro di acqua, anche a fronte di fenomeni climatici estremi sempre più frequenti; in particolar modo al Sud, dove fattori diversi di carattere orografico, idrologico, ma anche storico-istituzionale, hanno permesso uno sviluppo dei servizi idrici talora differente rispetto ad altre aree del Paese. I temi sono stati al centro del Convegno “Innovazione tecnologica nel settore idrico: un processo in continua evoluzione”, promosso da Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) in collaborazione con Acquedotto Lucano.

Per lo sviluppo del territorio in cui operano, le utilities producono ricchezza economica e progettuale: oltre a questo, il governo del servizio idrico integrato rappresenta un fondamentale pilastro della sostenibilità nell’uso delle risorse naturali e per la lotta ai cambiamenti climatici. Come emerso da una ricerca di Utilitalia e SVIMEZ, nel Mezzogiorno il tasso di attuazione degli investimenti si ferma al 53%, contro una media nazionale del 75.   Alcuni segnali positivi emergono però dalla più recente pianificazione (2016-2019), che prevede per il Sud un investimento pro-capite di 65 euro per abitante l’anno, a fronte dei 55 euro del Centro-Nord. Nel Mezzogiorno, oltretutto, gli investimenti presentano una capacità di creare valore superiore ad altre aree del territorio nazionale, anche in termini più che proporzionali all’investimento stesso.

LA SITUAZIONE IN BASILICATA: INVESTIMENTI IN CRESCITA

Acquedotto Lucano, grazie alla collaborazione della Regione Basilicata, ha predisposto un piano di ristrutturazione e adeguamento supportato da importanti investimenti attraverso fondi comunitari, nazionali e regionali del Programma Operativo Fers 2014-2020, del Patto per la Basilicata e del Piano Sud. E’ in questo contesto che, lo scorso 31 luglio, la Giunta regionale lucana ha destinato un finanziamento di 14,5 milioni di euro all’efficientamento e all’automazione sulle stazioni di sollevamento idriche più energivore. Si tratta di interventi che consentiranno un risparmio energetico totale annuo stimato di oltre due milioni di euro (pari a circa 15.300.000 kWh), e che avranno ricadute positive sulla determinazione della tariffa del servizio idrico integrato, migliorando le infrastrutture idriche in un territorio al servizio di attività produttive e dei cittadini.

“Il tema dell’acqua – ha affermato l’amministratore unico di Acquedotto Lucano, Giandomenico Marchese – va analizzato e considerato nel suo insieme, anche nelle problematiche di gestione, manutenzione e investimento ad esso connesse. Per costruire un sistema idrico resiliente occorre mettere in campo strategie innovative che mirino a sviluppare importanti investimenti volti, tra l’altro, all’efficientamento delle reti e degli impianti. Significa tendere ad una modernizzazione del servizio attraverso interventi industriali strategici, come il passaggio a sistemi di geolocalizzazione, il telecontrollo delle reti, il programma per l’efficienza energetica”.

LA SITUAZIONE ITALIANA

Secondo le analisi di Utilitalia condotte su un panel di oltre 70 utilities gli investimenti in tecnologie digitali crescono dai 164 milioni del 2015-2018 ai 358 milioni del triennio 2018-2020 (+118%), salendo a circa il 6,4% del volume di investimenti pianificati. E’ ancora il settore idrico ad evidenziare un significativo impulso nell’innovazione tecnologica, anche grazie ai nuovi meccanismi introdotti con la regolazione della “qualità tecnica”: l’investimento digitale pro-capite medio annuo nell’acqua passa da 0,5 €/abitante anno del triennio 2015-2017, a 1 €/abitante anno del triennio 2018-2020. Le più grandi utilities dell’acqua del Mezzogiorno mostrano segnali incoraggianti, con valori che si attestano su 2 €/abitante anno. 

“Al Sud – ha spiegato il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti – il comparto dei servizi di pubblica utilità produce un fatturato di oltre quattro miliardi di euro, realizza investimenti per circa mezzo miliardo di euro e impiega oltre 25 mila addetti: si tratta di un settore decisivo per la qualità della vita dei cittadini, importante per il sistema economico e con grande potenziale di sviluppo. Ma per recuperare il gap infrastrutturale accumulato nei decenni passati sono necessari ingenti investimenti, il cui finanziamento e la cui concreta realizzazione sul piano tecnico possono essere assicurati solo da soggetti industriali qualificati: potenziare il sistema delle imprese idriche nel Mezzogiorno è quindi la via obbligata, per migliorare la qualità dei servizi e con importanti impatti sull’occupazione e l’indotto locale. L’innovazione tecnologica sarà un importante acceleratore di questa necessaria trasformazione. È importante non perdere questo treno: serve un grande progetto per il ‘Sud 4.0’”.

Negli ultimi anni l’innovazione tecnologica va sempre più di pari passo con la sostenibilità. Per Andrea Guerrini, componente del Collegio di ARERA, “l’Autorità, pur in mancanza di una delibera quadro, sta già lavorando molto sul tema della regolazione per la sostenibilità, approvando piani tariffari nei quali vengono riconosciuti i costi per impianti fotovoltaici per l’autoconsumo di energia negli impianti di depurazione, per gli impianti a biogas e per quelli di riuso, o per le turbine inserite nelle condotte idriche. Con il nuovo metodo tariffario questi temi dovranno essere esplicitati e non rimanere sotto traccia”.

Al convegno è intervenuto anche il segretario confederale della Cisl, Andrea Cuccello: “Siamo contrari al progetto di riforma Daga e favorevoli a un sistema industriale per la gestione dell’acqua, attraverso cui si possono ottenere i giusti investimenti e adeguati servizi ai cittadini. Raramente quello delle public utility è visto come un settore chiave per il rilancio del sistema industriale nel suo complesso: la gestione di acqua, rifiuti ed energia può creare posti di lavoro e opportunità per i più giovani, soprattutto al Sud”.

Ultimo aggiornamento

16/12/20